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giovedì 31 gennaio 2013

Schegge d'anima: Marco Josto Agus


Avere l'originale di un quadro è molto diverso da averne una copia, io conoscevo le opere di Marco dal 2007 e fin dai primissimi giorni, quando per caso nel mare della rete avevo incrociato la sua vita di ragazzo dalle mani sempre sporche di colore, non mi aveva mai sfiorato il dubbio di trovarmi di fronte ad un artista speciale. 


Mi ricordo benissimo della prima volta in cui, vedendo questo suo disegno, ho avuto l'impressione di entrarci dentro e di camminare di nuovo per quelle belle strade dove un pò di tempo prima avevo lasciato molti pensieri.


In realtà attraverso i suoi quadri mi è sembrato di entrare  dentro la vita di Marco, e pur non avendolo 
conosciuto di persona, ho percepito qualcosa di lui , qualcosa a cui non sapevo dare un nome: più tardi leggendo Douglas Hoftstadter ho capito che si trattava di quelle che lui chiama "Schegge d'anima".




Quando incrocio con lo sguardo l'immagine del quadro, mi arriva qualcosa del suo autore che è diversa rispetto, per esempio, a quando osservo i suoi quadri attraverso le gallerie virtuali presenti nella rete.
Un grazie speciale  a chi ha voluto donarmi il quadro di Marco: suo padre.

“Tutto avviene come se fossimo fatti per qualcosa d'altro, per un avvenire irrealizzato, per una felicità non ancora ottenuta, per un altro mondo, per un'altra vita, per essere liberati dalle apparenze che ci opprimono, per vincere la morte, che resta lo scandalo in assoluto.”

"…Non si può capire nulla se non si accetta di giungervi partendo da un punto più alto…Trovare la cima, quel punto invisibile verso cui convergono tutte le linee, stabilirsi su di essa con un'ipotesi eroica, e poi scendere verso le valli che in questo modo si illuminano” (Jean Guitton)







http://blog.libero.it/sandaliothin/

http://blog.libero.it/babbuzostu/

venerdì 18 gennaio 2013

Una rosa di gennaio

Ecco la rosa di gennaio, ha saputo resistere al freddo di questi ultimi giorni.


«Coglierò per te | l'ultima rosa del giardino, | la rosa bianca che fiorisce | nelle prime nebbie. | Le avide api l'hanno visitata | sino a ieri, | ma è ancora cosí dolce | che fa tremare. | È un ritratto di te a trent'anni, | un po' smemorata, come tu sarai allora».
Attilio Bertolucci

martedì 15 gennaio 2013

Come viviamo gli uni negli altri: Douglas Hofstadter

La mente umana possiede una incredibile capacità rappresentazionale. Attraverso i nostri sensi possiamo interiorizzare fenomeni esterni di vario tipo e ciascuno di essi viene incorporato nella memoria in forma di simbolo. Come nel desktop le diverse icone accendono e fanno partire diverse sequenze di programmi, così i nostri simboli accendono le sequenze di esperienze che si sono sedimentate nella nostra memoria. Se più simboli si accendono insieme, posiamo replicare più esperienze in contemporanea. Ma le esperienze che noi interiorizziamo non sempre sono dirette, tante volte si tratta di idee ed avvenimenti che ci arrivano attraverso gli altri: le persone con cui comunichiamo, quelle più vicine a noi che con noi condividono i loro vissuti, ma anche persone sconosciute che ugualmente ci hanno trasmesso molto della vita, come accade per esempio con i grandi scrittori, i geni letterari che attraverso le loro pagine ci hanno fatto conoscere altri mondi. Ai nostri simboli dunque corrisponde, man mano che il tempo passa, una moltitudine di dati sensoriali,  immagini, sensazioni, emozioni, che non vengono solo da noi, dalla nostra vita di singoli individui, ma anche dagli "altri" e dalle loro vite.
Hoftsadter parla di "universalità rappresentazionale".
"...l'universalità rappresentazionale e la fame quasi insaziabile di esperienze indirette che essa crea sono solo a un passo dall'empatia, che considero la più ammirevole delle qualità umane. "Essere" qualcun altro in maniera profonda non significa semplicemente condividere la sua visione intellettuale del mondo e sentirsi radicati nei luoghi e nei tempi che l'hanno plasmato nel suo processo di crescita; è molto più di questo. E' adottare i suoi valori, avere i suoi desideri, vivere le sue speranze, sentire i suoi struggimenti, condividere i suoi sogni, rabbrividire ai suoi spaventi, partecipare alla sua vita, fondersi con la sua anima." (Anelli nell'io, p.299)



martedì 1 gennaio 2013

Un giorno, in treno, riflettendo su Douglas Hofstadter


Mi è capitato un giorno di avere finalmente un'ora da dedicare con calma alla lettura di "Anelli nell'io" (Mondadori 2008), libro molto interessante soprattutto per le prospettive che riesce ad aprire su tematiche inesauribili come l'individualità, la coscienza, l'empatia, il distacco, la sopravvivenza.
Mentre leggevo, come ai tempi dell'università, segnavo ciò che mi colpiva e in parte lo reinterpretavo per capirlo fino in fondo. Ed ecco che cosa ho scritto quel giorno:

ALLE PRESE CON IL MISTERO PIU' PROFONDO: LA COSCIENZA INDIVIDUALE E L'INDIVIDUALITA' CONDIVISA (pp.277/292)

La coscienza individuale, che appartiene appunto ad un unico e determinato individuo, può vivere anche in ALTRI esseri, altri individui: non però individui qualunque, ma persone che hanno capito profondamente il primo, che hanno condiviso esperienze forti con lui, che hanno partecipato in vari modi alla sua vita. E non solo le persone ma persino GLI OGGETTI possono contenere qualche elemento della coscienza individuale di ciascuno: si, le "cose" contengono frammenti di coscienza, SCHEGGE DI ANIMA, come dice Douglas, e possono ritrasmettere quest'anima in modo molto intenso (pensiamo per esempio ad una vecchia foto, un vecchio taccuino di appunti, un quaderno della scuola elementare, un cappotto, una maglietta, un pupazzetto...).
L'identità di una persona ha la possibilità di non restare chiusa in se stessa ma di essere condivisa: questo avviene quando due persone provano insieme uno stesso forte desiderio, si riferiscono in modo profondo ad uno stesso valore, si divertono e ridono per lo stesso motivo, provano entrambe empatia per qualcuno o qualcosa.
Quando il livello di condivisione tra due persone è molto alto, l'una arriva ad assumere anche la personalità dell'altra e viceversa. La coscienza individuale si arricchisce di una presenza in più e di una nuova prospettiva.
Nel corso di una vita di condivisione molto profonda, nella coscienza individuale della prima persona vengono assimilati aspetti essenziali della seconda...proprio quegli aspetti che danno origine al sé della persona stessa. Allora accade che persino dopo la morte la seconda persona continua a essere presente nella prima perché appunto il suo sé si è come ricostruito fedelmente nella prima persona.
...Hoftstadter però si chiede QUANTO l'insieme dei simboli di una persona presenti in chi l'ha amata e conosciuta profondamente, siano DAVVERO quella PERSONA. O forse la rappresentano soltanto?
Come dicevo all'inizio...la tematica affrontata non si esaurisce facilmente!
Continuiamo domani, per esplorare ancora COME VIVIAMO GLI UNI NEGLI ALTRI.